Il giorno seguente, allo spuntar del giorno, Luana si diresse all'arena come le era stato ordinato. Non disse nulla a Luna, né a sua madre, sgattaiolando via di nascosto per trovarlo già lì ad aspettarla.
"Eccellente, puntuale. Vai avanti e inizia a correre intorno all'arena."
Decise di replicare il regime di allenamento che il suo stesso allenatore gli aveva fatto seguire, inizialmente per rafforzare i suoi muscoli e poi per iniziare l'addestramento al combattimento.
"Perché devo correre, Rique?"
"Per costruire la forza. Quelle sono le tue gambette; non puoi avere forza nelle gambe e nelle braccia senza tonificare i muscoli. Una volta che avrai fatto cento giri dell'arena, inizieremo a sollevare dei pesi."
"Cento?"
"Sì, e tieni la bocca chiusa o rimarrai senza fiato."
Dopo la corsa e gli esercizi con pesi leggeri, era completamente esausta e dolorante dappertutto.
"Questo non è allenamento, Rique, è tortura."
"Che seccatura di ragazza, si lamenta sempre. Preferiresti che ti picchiassi?"
"No."
"Allora vai, mocciosa. Torna domani e non dirlo a nessuno."
Lei brontolò, ma quando lui la mandò via, lei corse via. Passò una settimana, e solo allora lui iniziò ad addestrarla davvero.
"Ciao, Rique, sono qui; dove sei?"
Lui le saltò addosso, buttandola a terra con forza, le si sedette sopra e la schiaffeggiò.
Lei alzò entrambe le braccia davanti al viso, cercando di proteggersi, e tentò di allontanarlo inarcando il corpo, ma lui era troppo pesante e lei non ci riuscì. Poi, dimenandosi e cercando di colpirlo, fallì anche quello.
"Fermati, Rique. Mi fai male."
"Voglio che cerchi di scappare, di combattere, di mostrare cosa sai fare."
La rabbia divampò dentro di lei, con un'intensità tale che un bagliore blu le irradiò dagli occhi. Lui smise di colpirla per capire cosa fosse, e lei ne approfittò, mordendogli le braccia, spingendogli contro il petto, dimenandosi da un lato all'altro finché non si liberò da lui.
"Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!" esclamò, allontanandosi da lui di un salto.
"Vieni qui, mocciosa! Spiegami cos'era quello."
Lei si fermò, perplessa, ignara di cosa intendesse.
"Spiegare cosa?"
"Quel bagliore blu nei tuoi occhi."
"Non ho visto niente, ero solo molto arrabbiata con te. Ma se un bagliore blu ti ha fatto fermare e mi ha fatto vincere, allora spero che si presenti ogni volta."
"Ora sai com'è; rifacciamolo. Io attacco e tu ti difendi."
"Devi prima insegnarmi; come posso difendermi se non mi fai vedere come?"
"Te lo insegnerò mentre combattiamo. Per prima cosa, quando tiro un pugno con questo braccio, tu blocchi con il braccio dello stesso lato, così. Quando vado con l'altro braccio fai lo stesso, capito?"
Lei capì ma non si aspettava che lui si muovesse così velocemente, prendendo molteplici colpi, e temeva quando sarebbe arrivato il momento delle tecniche di gamba. Fu grata quando finì, corse a casa e si nascose nella sua stanza finché non si riprese.
Passarono due mesi e lei era in grado di difendersi abbastanza bene, riportando meno ferite, e iniziò a capire che Henrique le stava davvero insegnando. Dopo altri sei mesi, compì sette anni e aveva imparato a combattere, anche se non riuscì mai a battere Henrique.
Luna decise di organizzarle una festa di compleanno, preparando tutto, da un grande tavolo con una bellissima torta, a dolci, lecca-lecca e caramelle. L'alfa e il padre di Luana prepararono un barbecue dopo aver trascorso la giornata a caccia.
L'alfa era orgoglioso di suo figlio Henrique, che aveva usato abilmente arco e frecce per cacciare un alce.
"Ah, quello è il mio erede, migliora le sue capacità con le armi ogni giorno. Si è allenato duramente e sta diventando forte come suo padre."
"Infatti, ogni volta che arrivo all'arena per l'allenamento, lui è già lì, a sudare sette camicie."
"Davvero? Non avrei mai immaginato che si sarebbe appassionato così tanto alla lotta."
In quel momento, Luana apparve sulla porta di casa, vicino a dove stavano grigliando la carne, e urlò:
"Rique, Rique, Luna sta chiamando."
Lui la guardò con rabbia e mormorò a denti stretti:
"Quella mocciosa, non mi lascia mai in pace."
Le corse incontro velocemente, la afferrò per il collo e la sollevò per guardarla negli occhi.
"Piccola peste impertinente, chi ti ha detto che puoi parlarmi in questo modo?"
"Lasciala andare, Henrique!" urlò l'alfa, temendo che potesse far male alla ragazza e mettere la sua Luna contro di lui.
Ciò che l'alfa non aveva previsto era la capacità di Luana di difendersi. Diede un calcio all'alfa giovane all'inguine, il che lo fece istintivamente lasciare la presa per stringere la ferita.
Luana atterrò sul sedere, ma si rialzò prontamente, guardò l'alfa e disse:
"Non preoccuparti, alfa, ora so difendermi", e corse dentro, con la sua gonna svolazzante intorno alle gambe.
L'alfa rimase a fissare la scena, incapace di credere che la bambina avesse tenuto testa a suo figlio. Era sconcertato perché, nonostante il dolore, Henrique stava ridendo della ragazza.
Henrique stava ancora prendendo lezioni da suo zio, imparando molto sui maschi e sulle femmine, sul loro dovere di proteggerle e su come avrebbe dovuto alla fine trovare una compagna.
Ma oggi si parlava della piccola peste e, nonostante la sua antipatia per le feste per bambini, resistette, almeno finché poté rimanere con gli uomini. Al momento del taglio della torta, però, sua madre insistette che le stesse al fianco, così, dopo i festeggiamenti, con lei raggiante per aver spento la candelina e aver applaudito, lui la afferrò per la collottola e le immerse con forza il viso nella torta.
Natalia fu così colta alla sprovvista che le ci volle un attimo per reagire e aiutare sua figlia.
***Scarica NovelToon per godere di un'esperienza di lettura migliore!***
Aggiornati 70 Episodi
Comments