Ep.3

La notizia di Luana giunse prima alle orecchie dell'Alpha Tulio, che andò a vedere cosa avesse combinato la sua progenie. La trovò in clinica e non poté fare a meno di ridere; sua figlia era bravissima a prendere in giro i cuccioli e trovava i suoi metodi incredibilmente efficaci.

"Dottor Clecio, come sta?"

"Ha un aspetto terribile, ma a parte questo, si riprenderà presto. Le ha slogato la mascella per non farla parlare, ma è tornata a posto ed è già guarita. Anche le natiche erano piuttosto malconce, ma non dovrebbero esserci segni permanenti".

"Benissimo, altrimenti dovrei ululare alla luna perché la mia Luna mi butterebbe fuori dalla camera da letto".

"Forse dovresti parlare con Henrique, sta crescendo e la sua forza potrebbe davvero far male a qualcuno la prossima volta".

"Lascia che il ragazzo si diverta un po'... deve essere geloso di lei, per via delle attenzioni della madre, lo manderò nell'arena con gli anziani".

"Pensi che sia saggio?"

"Non è più un bambino, e se non lo si tiene sotto controllo, finisce per fare questo a una bambina, vediamo come se la cava con un adulto".

Nel tentativo di compiacere il padre, Henrique si è tirato addosso un problema ancora più grande. Allenarsi con i combattenti più anziani lo avrebbe costretto a concentrarsi per non riportare gravi ferite. Quando seppe cosa suo padre aveva intenzione di fargli per quello che aveva fatto a Luana, si pentì di essersi messo in mostra a spese della ragazza.

Iniziarono il giorno dopo, ma per sua fortuna l'istruttore decise di rafforzare prima i suoi muscoli e lo fece correre a lungo per la foresta, schivando alberi e saltando ostacoli sia in forma umana che di lupo.

Luna non poteva punire Henrique, perché Tulio aveva preso le difese di suo figlio e aveva detto alla moglie che Luana non aveva sofferto molto e si era quasi ripresa: non aveva senso litigare con il ragazzo per questo. La incolpò anche di trascurare il loro bambino, mentre si occupava della figlia di qualcun altro.

A Luna non piaceva quello che sentiva, ma rimase in silenzio. C'era un limite che non poteva superare con il suo compagno. Era spesso violento e la sua mente a volte sembrava squilibrata, a volte sembrava stare abbastanza bene e altre no.

Passarono i mesi, Henrique diventò più forte e il branco ne attaccò un altro, decimando un intero branco di lupi rossi. Non erano numerosi, perché quel tipo di lupo era raro, e nemmeno la protezione divina li aveva aiutati.

Al loro ritorno, Henrique vide e sentì tutto, e fu dispiaciuto di sapere che creature così belle erano state annientate, consapevole che non ci sarebbero stati più lupi di quel tipo. Ma scorse una figura in un angolo, nascosta, che curiosava, e la trascinò fuori per i suoi capelli appena cresciuti.

"Cosa ci fai qui, ragazzina petulante?"

"Lasciami andare, lasciami andare, Rique!"

"No, sei venuta qui perché vuoi altre sculacciate, vero?"

"No, Rique, no..."

Lei allora rimase appesa e gli diede un calcio forte allo stinco. Poi gli morse un braccio, scioccandolo abbastanza da fargliela cadere a terra. Riuscì a strisciare via e ad alzarsi in piedi, correndo dritta in cucina, dove Luna stava preparando la cena.

"Luna, Luna, Rique..."

Si nascose tra le gambe di Luna, aspettando l'arrivo di Henrique. Non ci volle molto, ed eccolo lì, che fulminava con lo sguardo la madre per aver protetto la bambina impertinente.

"Questa mocciosa mi ha preso a calci e mi ha morso, e tu la difendi, perché?"

"Smettila, Henrique, è ancora una bambina, invece di picchiarla, dovresti insegnarle qualcosa".

"Come si fa a insegnare a una peste?"

"Sei come un fratello maggiore per lei, per favore, proteggila, non picchiarla più".

Uscì dalla cucina furioso, raggiungendo il padre e gli uomini alla festa. Iniziarono a picchiarsi tra loro, a divertirsi, e inclusero anche lui, trasformandolo nel punching ball degli adulti. Da quel momento in poi, decise di diventare molto forte e coraggioso; si sarebbe allenato molto più duramente di chiunque altro e un giorno sarebbe stato un Alpha molto migliore, persino di suo padre.

Mantenendo la promessa fatta a se stesso, passarono altri tre anni ed era forte, anche se ancora un ragazzo, ora somigliava a un giovane uomo. Fu in quel periodo che si rese conto che anche Luana era cresciuta; aveva sei anni ed era rimasta una bambina, i suoi capelli erano diventati ricci dorati e sembrava un angelo.

"Luana!", la chiamò quando la vide correre per la stanza.

Lei non si fermò, non lo faceva mai per Henrique, sapendo come la tormentava, così continuò dritta in cucina. Ma Henrique la inseguì e la afferrò per la spalla, facendola cadere a terra con forza.

"Ahi, smettila Rique".

"Ti ho chiamata e non ti sei fermata, devi imparare a obbedirmi. Sarò l'alfa di questo branco e tu mi servirai".

Luana lo sapeva bene; non volendo causare ulteriori conflitti, si alzò in piedi e si inchinò a lui, chiedendo: "Cosa posso fare per te, Rique?".

"Meglio così. Sii all'arena domani mattina presto; inizierai il tuo addestramento al combattimento".

La giovane femmina lo guardò con gli occhi spalancati, chiedendosi perché avesse bisogno di imparare a combattere. Solo i maschi andavano in battaglia; non c'era bisogno che si allenasse.

"Le femmine non imparano a combattere, cosa devo imparare?"

"Perché lo ordino io. Devi imparare a difenderti, e se un giorno venissimo attaccati e tu non sapessi combattere, chi ti proteggerebbe?".

"I guerrieri del branco. Sono loro che proteggono le donne e i bambini; me lo ha insegnato Luna".

Lui le afferrò i capelli con una mano intera e la sollevò da terra.

"Ahi! Lasciami andare, Rique".

"Ti ordino di essere lì domani all'alba nell'arena per imparare a combattere, e non voglio sentire altre lamentele", la lasciò andare e lei cadde di nuovo seduta sul pavimento.

La guardò allontanarsi trascinandosi e poi se ne andò, con un sorriso malizioso sul volto. Avrebbe insegnato a quella piccola peste a combattere e a difendersi, anche se ci sarebbero voluti tempo e determinazione.

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