Ep.20

"Sono una figlia di sangue della mafia, Marco. Non giurata, ma nata in essa. Non ci sarà mai una via d'uscita per me. Devo fare ciò che mi viene comandato, senza lamentarmi e senza esitare."

Marco era figlio di un soldato che, come suo padre, era salito nella mafia attraverso il giuramento di sangue. Erano situazioni diverse, ma entrambe ci portavano alla stessa destinazione: mettere la mafia al di sopra di tutto e di qualsiasi altra cosa.

Restammo in silenzio, con il nostro tormento, a lamentare il corso delle nostre vite.

"Verrai a casa di Dominique con me?", chiesi infine sussurrando.

Lui scosse la testa, le labbra serrate e il viso contorto in una smorfia di disappunto.

"Tuo padre ha bisogno di me qui, ma questo non significa che non sarò sempre con te", annunciò.

"Quando sarò libero, sarò lì. Sarò un ospite frequente". Sorrise senza emozione.

Era meglio di niente.

Sarei stata sola nella mia nuova casa, senza Marco con cui allenarmi o parlare, senza Antonieta a farmi compagnia e senza papà a proteggermi.

Un respiro tremante mi uscì dalle labbra.

Appoggiai la testa sulle ginocchia piegate, trattenendo le lacrime che insistevano a bagnarmi gli occhi. Non ero debole e non avrei ceduto adesso, non importava quanto facesse male lasciarmi la vita alle spalle. Amavo il modo in cui ero stata cresciuta, non importava che non fosse rilevante per la nostra realtà.

"E adesso?

Vuoi fare qualcosa nel tuo tempo libero?", chiese.

Un campanello d'allarme rosso lampeggiò nella mia mente e mi fece sollevare la testa con un movimento vertiginoso.

"Devo andare da qualche parte", avvisai, alzandomi dal pavimento con un movimento rapido.

"E deve essere oggi. Mi ci puoi portare?"

Non mi sarebbe stato permesso uscire di casa se non fossi stata accompagnata da Marco, papà o Dominique. E… beh, papà era a una riunione e Dominique era fuori questione, quindi restava Marco per portarmi a tradire uno dei giuramenti della mafia.

"Cosa hai intenzione di fare?", chiese.

Marco mi conosceva abbastanza bene da capire che, qualunque cosa fosse, non sarebbe stata una buona cosa.

"Di' solo che mi ci porterai, o ci andrò da sola. Meno ne sa, meglio è".

"Questa cosa metterà in pericolo la tua vita?"

Ci pensai per un secondo.

Beh… i figli di una coppia mafiosa appena formata erano attesi. Tra qualche mese avrebbero ipotizzato se fossi incinta. Quindi sì, era un rischio.

"No", mentii, alzando il mento.

Mi era stato tolto troppo, non avrei permesso loro di comandare nemmeno il mio grembo. Non ero una vacca da riproduzione, non avrei sfornato eredi su eredi per aumentare il numero di membri della mafia. Avrei avuto figli quando lo avessi ritenuto opportuno.

"Sei sicura?", insistette.

Cosa poteva farmi Dominique?

Strapparmi l'utero a mani nude?

Rimuovere il chip dal mio braccio con un coltello?

Hmm… poteva fare un sacco di cose, ma nessuna di queste mi spaventava quanto rimanere incinta di mio marito per obbligo,

senza nemmeno conoscerlo minimamente. Non importava il rischio, ne valeva la pena.

"Sì, sono sicura." Mi morsi il labbro e il viso mi si infiammò.

"Voglio andare dal medico per avere una… ehm… una chiacchierata tra donne. Ho bisogno di sapere alcune cose."

Non era esattamente una bugia, avrei parlato con lei di sesso e mi sarei chiarita i dubbi. L'atto non mi spaventava poi così tanto, la gente lo faceva continuamente, ma volevo essere più informata per poterlo affrontare preparata al meglio.

Gli occhi di Marco si spalancarono quando capì di cosa stavo parlando e qualcosa gli balenò sul viso, ma la reazione fu così fugace che non ebbi il tempo di analizzare cosa fosse.

Era una situazione molto imbarazzante, ma non mi ci avrebbe portato se non fossi stata diretta. Presto avrebbe capito il posto in cui lo stavo portando e aveva bisogno di una scusa plausibile. Se i Venturelli l'avessero scoperto, non avrebbero potuto torturarlo, era stato ingannato tanto quanto loro.

"Va bene", confermò infine, guardando un punto sul pavimento che non ero io.

"La macchina sarà pronta tra trenta minuti."

Gli mandai un bacio volante, ringraziandolo per la sua costante collaborazione. Mi girai sui talloni e corsi verso casa mia.

Avere figli sarebbe stata una mia scelta e, al momento, non ne volevo affatto.

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