Ep.16

Quando il duca si svegliò, non sapeva nulla, nemmeno dove si trovava e tanto meno chi fosse. Si trovò di fronte a una donna che affermava di essere sua moglie e che nemmeno lui riconosceva. Ma dalle sue labbra uscì che sua moglie era morta. Non sapeva se fosse vero o meno, ma in quel momento era irrilevante.

● Pedro Guzmán si era svegliato nel corpo del duca, ma anche lui non ricordava nulla della sua vita passata, né di quello che aveva visto nelle profondità del mare. Ma di una cosa era sicuro, lui non era più lo stesso.

E non si sbagliava, lui non era più Pedro ma neanche il duca era ancora Sebastián.

Il mal di testa lo tormentava e cadde nell'incoscienza, dove un solo volto gli apparve davanti, sua figlia, sapeva che in ogni modo doveva proteggerla, non importa quante teste dovesse tagliare. Sentiva che uccidere non gli era difficile.

Dopo essersi svegliato, sapeva solo le cose basilari di sé stesso, il suo nome e alcune cose. Ci mise quasi una settimana a recuperare, in compagnia di quella donna che si faceva chiamare sua moglie. Ma se la sua intuizione non lo ingannava, non era una persona di buon cuore, quindi decise di stare in allerta.

Quando finalmente si riprese, quella donna cercò di entrare nel suo letto con la scusa che lui stava per andare in guerra e il viaggio era lungo. Non poteva sprecare energie, riuscì a sottrarsi da quella donna.

La mattina seguente, partì all'alba come anima portata dal diavolo.

C'era qualcosa in quelle donne che gli diceva pericolo, ancora non riusciva a credere come fosse che si fosse sposato, ancora non riusciva a ricordare nulla.

Tornò alla guerra, apparentemente la sua mente non funzionava bene ma il suo corpo sì, il combattimento con la spada gli veniva così naturale.

Mesi dopo la guerra finì e con tutto il dolore del suo cuore, andò a prendere quelle donne. I loro toni gli erano così striduli che preferì viaggiare fuori dalla carrozza e fare tutto il tragitto a cavallo, insieme ai suoi cavalieri.

Ai giorni nostri

"Controllati o finirai per tagliare loro la testa," si diceva a se stesso perché ogni volta che usciva, sua figlia era vittima di quelle donne. Stava pensando al divorzio ma sarebbe stata una vergogna sia per lui che per loro, alla fine non poteva essere così crudele, ma se avessero superato il suo limite, era sicuro che sarebbe finito vedovo.

Nella stanza di Sol

Sol: "Tranquilla nonna, sto bene, è stato un incidente."

Sol non voleva che la sua ora nonna si sentisse male e si ammalasse a forza di pensare troppo.

Magnolia: "Mia bambina, per favore stai lontana da quelle serpi, non voglio che ti facciano del male."

Sol: "Va bene, lo farò, ma davvero, è stato un incidente e la colpa è stata mia, ma non dirlo a nessuno," ride, poi fa la smorfia, strappando un sorriso a Magnolia.

Sol: "Rosita, cercami degli abiti da allenamento, andrò nella stanza segreta."

Rosita: "Ma signorina, lei è ferita, non può."

Sol: "Tranquilla, sono già a posto, guarda."

Sol abbassò leggermente lo scollo della sua blusa facendo arrossire Rosita.

Rosita: "Sol, non dovrebbe fare così, lei è una signorina di alta classe, immaginati se qualcun altro la vedesse, la sua reputazione..."

Sol: "Rosita, impara questo, chi non è putt* non si diverte."

Rosita: "Cos'è putt*?"

Sol: "Ahahah, dimenticavo, una donna facile o una tro**."

Rosita: "Signorina, come le viene in mente di dire queste cose?"

Sol: "Ahahah, tranquilla, non farò nulla di male, sì, pura e casta fino al matrimonio. Già lo so."

Rosita andò e cercò uno degli abiti nuovi che la sua sarta preferita le aveva confezionato.

(La maggior parte del tessuto utilizzato per quegli abiti era quello che normalmente usavano per i vestiti dei cavalieri, quello che va sotto l'armatura, solo che lei non usava armature e li aveva resi un po' femminili ma erano adatti a ogni tipo di situazione.)

Sol: "È bellissimo vero? Ora vado in bagno a vestirmi, stai tranquilla, andrò solo a fare un po' di allenamento."

Dopo un po', Sol uscì dalla sua stanza e con cautela si recò nella stanza che aveva allestito come palestra. A lei non importava che vedessero i suoi vestiti, ma non voleva essere interrotta nel suo luogo di allenamento.

Una volta dentro, bendò attentamente le sue mani, in particolare le nocche, e cominciò a dare colpi morbidi e brevi, mentre si riscaldava. Una volta pronta, iniziò a sferrare colpi più forti e veloci, si considerava ancora debole, ma senza dubbio rispetto a quando aveva iniziato c'era stato un grande progresso. Ora voleva allenarsi nel combattimento corpo a corpo, aveva visto che in questa epoca il corpo a corpo era composto solo da colpi, non c'era tecnica di nessun tipo, certo, erano bravi nelle arti marziali ma solo per quanto riguarda un combattimento, non c'era di più e questo la frustrava un po', che non potessero difendersi in altri modi o sopraffare i loro avversari. Almeno che gli pizzichino un occhio. Bene, sto diventando troppo eccitata. Devo trovare un candidato per il combattimento corpo a corpo e poi insegnarlo agli altri.

Era così concentrata che non udì quando la mia stanza fu invasa da un ratto. Il quale mi si aggrappò ai miei bellissimi capelli.

Sandra: "Maledetta, per colpa tua il duca ha quasi tagliato il mio collo."

La dannata mi prese da dietro e cominciò a scuotermi.

Non sapevo se avrebbe funzionato o più specificatamente se avrei avuto la forza necessaria dato che l'abito pesante che indossava quella donna pesava più di lei.

Con agilità afferrai il suo braccio, lo tirai, la sollevai e la feci cadere di schiena.

Ella emise un grido nel colpire il pavimento ma nemmeno così mi lassò, anzi mi trascinò con se.

Approfittando di ciò, mi misi sopra di lei e anch'io la afferrai per i capelli. Pensavo di colpirla bene, ma avrei lasciato prove, così mi scagliai contro di lei come una gatta, proprio come lei.

Mi ero stancata, perciò sollevai la sua testa e la sbattetti un paio di volte al suolo, finché non svenne.

Mi alzai e lei diedi un calcio allo stomaco; stavo per andarmene e lasciarla lì ma quell'infame era capace di rovinare le mie cose.

Presi i suoi bracci e la trascinai fino a portarla nella sala. Grazie a Dio non c'era nessuno quindi era la sua parola contro la mia.

Rapidamente salii alla mia stanza, pettinai i miei capelli, indossai la mia vestaglia e mi coricai a dormire. Ero ancora convalescente.

Magnolia e Rosita erano nella mia stanza, lì le avevo lasciate per caso se qualcuno arrivava, per dire che ero in bagno o qualcosa del genere. Loro erano il mio alibi, io non avevo mai lasciato la stanza.

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