La porta si richiuse con un rumore sordo alle spalle di Tree. Lo lasciò solo nella casetta in legno, dove il silenzio era più pesante del buio fuori.
Per lunghi minuti non fece nulla. Rimase seduto sul letto, a guardare la porta. A pensare se dovesse correre dietro a Style, chiedergli scusa per qualcosa che non aveva detto. Ma poi, come se dentro di sé si fosse acceso un secondo respiro, si alzò e uscì.
Il cielo sopra Ban Pong Luang era di un blu profondo, cosparso di stelle come granelli di sale su velluto. L’aria era fresca, ma gentile. E il villaggio dormiva già, tranne una figura che lo aspettava sotto un albero.
Niran lo vide arrivare e sorrise. Non sorpreso, non trionfante. Solo... felice.
«Pensavo che non venissi,» disse.
Tree si strinse nelle spalle. «Avevo bisogno di aria.»
«Allora vieni. Ti porto dove il mondo sembra più grande.»
Camminarono in silenzio per un sentiero stretto che saliva tra gli alberi. I loro passi scricchiolavano tra le foglie secche. Ogni tanto, un guizzo di luce — una lucciola. Il profumo della notte era denso di fiori, terra e qualcosa di indefinito. Qualcosa di antico.
«Hai litigato con lui, vero?» chiese Niran, senza guardarlo.
Tree non rispose subito. Poi disse: «Non so nemmeno se era un litigio. Forse è solo… tutto quello che non abbiamo mai detto.»
«Lui ti guarda come qualcuno che ha paura di perdere qualcosa di prezioso.»
Tree lo fissò. «Tu osservi troppo.»
«Sono cresciuto da solo. Osservare è l’unico modo per capire chi ho davanti.»
Arrivarono in cima a una radura. Da lì si vedevano le luci tremolanti di un villaggio lontano, al di là del fiume. Il cielo sembrava più vicino. Niran si sedette sull’erba e fece cenno a Tree di fare lo stesso.
«Ci sono delle notti,» disse Niran, «in cui sento che tutto è possibile. Anche guarire.»
Tree si sdraiò. Le stelle sembravano respirare con lui. Per la prima volta da giorni, si sentì leggero.
«Mi fai paura,» ammise, dopo un lungo silenzio.
Niran lo guardò. «Perché?»
«Perché tu vedi cose in me che io stesso non riesco a capire. Perché mi fai sentire… visto.»
«Essere visti fa paura solo se pensi di non valere la pena di essere guardato.»
Tree chiuse gli occhi per un istante. Le parole gli pesavano in gola. Pensò a Style. Alla loro amicizia così intensa da sembrare qualcos’altro. Alla rabbia che aveva negli occhi. Alla gelosia. Alla paura.
Poi si voltò verso Niran. «Tu... mi piaci,» disse, quasi sussurrando. «Ma non so cosa significa. Non ancora.»
Niran annuì. Non cercò di toccarlo, non si avvicinò. Rimase lì, con le mani incrociate sulle ginocchia. «Va bene. Non sei obbligato a capire tutto subito. Forse devi solo smettere di scappare da quello che provi.»
Il silenzio tra loro era pieno. Di rispetto, di attrazione, ma anche di distanza.
Quando scesero di nuovo al villaggio, Niran si fermò davanti alla casetta. «Se lui torna, non farlo aspettare troppo. Alcune persone non sanno chiedere, ma hanno bisogno più degli altri.»
Tree annuì. E quando rientrò, Style non c’era ancora.
Seduto sul letto, con il cuore che batteva più forte del normale, si rese conto che qualcosa era cambiato. In lui. Nella direzione del viaggio. Non era più solo una fuga, o una ricerca di risposte. Era diventato un momento sospeso, in cui tutto – amore, amicizia, rabbia, desiderio – si stava mescolando come le stelle nel cielo.
E forse, il giorno dopo, sarebbe arrivato il momento di scegliere davvero.
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