La ferita

La guerra non dormiva mai.

Ogni notte il cielo bruciava di bagliori e ogni mattina il fumo copriva il Sole. Aria non ricordava più l'odore della pace; l'unico profumo che conosceva era quelli del ferro e della polvere. Quel giorno, però, il destino decise di provare la sua fede.

La battaglia infuriava alle porte del Regno Celestiale. Gli angeli combattevano tra le rovine di un tempio distrutto, mentre i demoni avanzavano come un'onda di tenebre. Aria era in prima linea, la spada angelica che brillava come un frammento del sole. Ogni colpo era una preghiera, ogni respiro un sacrificio. Ma nel caos, un lampo cremisi attraversò l'aria. Una lancia demoniaca, invisibile e silenziosa, la colpì al braccio destro.

Il dolore fu accecante. Aria cadde tra le rovine, la spada scivolò via dalle sue dita, e il sangue dorato macchiò le pietre bianche. Cercò di rialzarsi, ma il mondo girava come un vortice, Le sue ali, tremanti, la portarono a fatica lontano dal fronte, verso una foresta di cristallo spezzato, dove nessuno sembrava seguirla.

Lì crollò a terra, respirando a fatica. Guardò il cielo, e per la prima volta lo trovò freddo, distante.

-Forse... È questo il limite della fede.- mormorò, chiudendo gli occhi.

Un fruscio interruppe il silenzio. Passi pesanti, ma non ostili.

Quando Aria sollevò lo sguardo, vide una figura oscura avvicinarsi. Le ali nere si stagliavano contro il fuoco lontano, e gli occhi rossi brillavano tra le ombre.

Damian.

-Ehi, piumetta,- disse, piegandosi accanto a lei, -mi sembri un po' meno luminosa del solito.-

Aria serra la mascella. -Finiscila, se devi.-

-Oh, calma. Non ho detto che voglio ucciderti.-

-Sei un demone. È ciò che fate.-

Damian rise piano, poi si inginocchiò. - Pensi questo sul conto dei demoni, ma guardati. Un angelo. sanguinante. Forse non siamo così diversi.-

Senza aspettare risposta, strappò un pezzo della propria veste nera e le fascia il braccio ferito.

Il tocco era rude ma attento. Aria lo fissava, confusa. -Perché... mi stai aiutando?-

-Forse perché non voglio che tu venga sconfitta senza che io ti abbia sconfitta,- rispose lui con mezzo sorriso. -O forse volevo vedere se gli angeli sanno dire "grazie".-

Non è nel mio addestramento.-

-Già, immaginavo.-

Per qualche minuto regnò il silenzio. Solo il crepitio lontano delle battaglie rompeva l'aria.

Damian la osservò, poi sussurrò: -Sai, non mi piace questa guerra. Troppa luce, troppo rumore. Ma tu... tu combatti in silenzio. È quasi poetico.-

Aria non sapeva se fosse sarcasmo o verità. Forse entrambe.

Quando si rialzò, il dolore era meno feroce.

-Ti devo la vita- disse lei.

Damian scrollò le spalle. -Non la rendere un'abitudine, piumetta. Io non faccio beneficenza.-

-Eppure l'hai fatto.-

Lui la guardò un istante, poi si voltò. -Non dirlo a nessuno. Ho una reputazione da mantenere.-

Aria lo seguì con lo sguardo finché scomparve tra le ombre.

Nel silenzio rimasto, sentì il proprio cuore battere più forte. Non di paura. Ma di qualcosa che non voleva nessuno nominare.

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