Capitolo 4 - Scomparsa nella pioggia

⏳ Il tempo scorre inesorabile, e ogni secondo conta. Evelyn corre contro il temporale, spinta da una disperata volontà di salvare sua figlia.

⚡ Tra pioggia e tuoni, ogni curva nasconde un destino incerto, e la speranza diventa una lotta contro il tempo.

✦✧✦✧✦ 𝓛𝓮𝔂𝓵𝓪 ✧✦✧✦✧

Evelyn fissò i cocci della tazza sparsi sul pavimento, il cuore che martellava furiosamente. Senza esitare, si alzò di scatto e, spinta da un impulso irrefrenabile, si precipitò verso l'ingresso. Afferrò al volo il mazzo di chiavi, riconoscendo al tatto quelle dell'auto, e con la mente rivolta a Leyla, si lanciò fuori dalla porta, che sbatté dietro di sé con un fragore sordo nel silenzio della casa.

Dall'uscio alla macchina, parcheggiata a una decina di metri nel vialetto, l'acquazzone la investì con una furia implacabile. La pioggia le si appiccò ai capelli, al viso, ai vestiti, tentando di ancorarla al suo terrore, ma Evelyn non rallentò. Tremante, si gettò sul sedile, le dita fredde che serrarono il volante con una presa ferrea. Il motore ruggì, e prima che i tergicristalli potessero tracciare archi nel diluvio, aveva già ingranato la marcia e accelerato con impeto.

Guidava con una determinazione cieca, perché in quell'istante la vita di sua figlia era l'unica bussola. Doveva raggiungerla prima che fosse troppo tardi. L'adrenalina le pulsava nelle vene come lava incandescente, spingendola a sfidare la furia del temporale che si scatenava tutt'intorno, mentre i tuoni rimbombavano nel cielo come presagi funesti, fondendosi col rombo rauco del motore.

L'ansia la consumava, un fuoco inestinguibile. Il battito frenetico del suo cuore le rintronava nelle tempie, un tamburo ossessivo che scandiva l'agonia di ogni secondo. Non c'era spazio per la prudenza, né per il dubbio. Solo una volontà feroce, primordiale, di annullare ogni ostacolo tra lei e Leyla.

Perse la percezione del tempo, e il mondo intorno a lei si trasformò in un paesaggio onirico e distorto. Le strade si fusero in un unico nastro sfocato di luci; ogni curva era cieca, ogni rettilineo sembrava infinito, ogni lampione che saettava al suo fianco contribuiva a tessere un labirinto insidioso che doveva sbrogliare per raggiungere sua figlia.

***

Indipendentemente dalle loro intenzioni, Leyla non avrebbe ceduto senza lottare. Un'ondata di pura adrenalina la fece balzare giù dalla bici e, con la furia di una guerriera, la sollevò in un gesto rapido e deciso, sorprendentemente privo di sforzo. Senza esitare, la scagliò con violenza contro i due aggressori, che crollarono a terra sotto l'impatto brutale del metallo. Un atto istintivo, che rivelava la forza incrollabile del suo spirito.

Ma non c'era tempo per compiacersi. Senza un istante di tregua, Leyla scattò in fuga, i passi che martellavano l'asfalto bagnato in un ritmo frenetico. Ogni falcata, accompagnata da un tonfo sordo, riduceva il vantaggio dei due che, rialzati, la inseguivano. La loro presenza alle spalle era un alito gelido sulla nuca, un presagio sinistro che le paralizzava il sangue. Nessuna via d'uscita. Le strade deserte, il cielo nero, la pioggia incessante: una prigione claustrofobica. Il mondo ridotto a quella corsa disperata.

Ogni volta che osava voltarsi, ombre nere avanzavano con passi silenziosi ma inesorabili.

Leyla sentiva le gambe stanche, il cuore impazzito, ma sapeva di non potersi fermare.

All'improvviso, un peso enorme la schiacciò a terra, rompendo il suo precario equilibrio. La caduta fu brutale, scuotendo ogni fibra del suo corpo. Un dolore lancinante la invase, ma la sua volontà rimase intatta. Con uno sforzo sovrumano, si rivoltò, pronta ad affrontare i suoi assalitori.

Con una grinta feroce, Leyla lottò, dimenandosi come una belva intrappolata, lasciando uscire urla strazianti che le squarciavano la gola. Pugni e calci lanciati alla cieca. Ma non si arrese. Con l'ultima stilla di forza, sferrò un destro al volto di uno dei due, e il suo anello incise una ferita netta sulla guancia del suo aggressore.

Un lampione di soddisfazione effimera attraversò il viso della ragazza. Ma prima che potesse assaporare quella minuscola vittoria, una morsa di ferro le serrò il polso, bloccandola. Un volto incombente si chinò su di lei, sussurrando con voce tesa: "Lascia perdere o peggiorerai solo la situazione."

Quelle parole la avvolsero come una spirale gelida, insinuandosi nel profondo e diffondendo un senso di impotenza che la fece vacillare. Dolore e paura si fusero in un vortice stordente, e la realtà intorno a lei si sfocò.

Fu in quell'attimo di esitazione, in quella minuscola crepa di vulnerabilità, che il complice colpì. Con un gesto fulmineo e preciso, la figura oscura conficcò una siringa nel collo di Leyla. Lei avvertì una puntura fredda, poi un'ondata di torpore si diffuse rapidamente, appesantendo le membra e offuscandole i pensieri. Con l'ultimo barlume di lucidità, sussurrò, invocando sua madre, come se quel legame invisibile potesse recidere ogni distanza.

"Ti prego, mamma... sentimi, sono in pericolo!"

Parole potenti, disperate, una preghiera silenziosa, carica di un'urgenza vitale.

Ed Evelyn, ancora immersa nella meditazione, con le mani avvolte attorno alla vecchia tazza di Leyla, sentì quel richiamo attraversarla come una scossa. L'urlo le esplose in gola e, nel tremore delle mani, la tazza scivolò, frantumandosi sul pavimento con un boato che parve spezzare anche la realtà.

Da quando era uscita di casa, Evelyn aveva spinto l'auto al limite, nella sua mente, incisa come un marchio indelebile, l'immagine di Leyla in balia di quelle creature raccapriccianti: un incubo vivido, ossessivo, che si riaffacciava a ogni battito di ciglia.

Lungo quel breve tragitto, un malessere crescente l'aveva invasa, stringendole ogni nervo in una morsa gelida.

Quando finalmente arrivò, la realtà la colpì con la forza di un pugno. Nessuna traccia di sua figlia. La bici giaceva lì, contorta e solitaria, simbolo muto di un'innocenza spezzata. La prova tangibile che qualcosa di terribile era accaduto.

Nella fretta di scendere non si era resa conto di aver lasciato l'auto accesa con i fari che squarciavano la pioggia come riflettori su un macabro palcoscenico. Istintivamente si era gettata a terra, accucciandosi accanto alla bicicletta e stringendosi tra le braccia in un disperato tentativo di proteggere Leyla dal maschio invisibile, mentre un grido muto di dolore le esplodeva dal petto, lacerandola dall'interno.

«Leyla... dove sei?» sussurrò con la voce rotta dal dolore.

Il vento rispose con un gemito, mentre Evelyn rimaneva lì, inerme, sotto il cielo nero e minaccioso. Le lacrime scorrevano libere, mescolandosi al diluvio che la inzuppava. Un fiume di dolore e impotenza erompeva dal suo cuore spezzato, un'onda inarrestabile che minacciava di travolgerla. Angoscia e colpa la divoravano, prigioniera del proprio fallimento. Ogni respiro era una lotta, ogni battito un promemoria del vuoto che si spalancava dentro di lei.

La consapevolezza del pericolo mortale che incombeva su sua figlia, l'incapacità di raggiungerla, le straziavano l'anima. Era come se una parte di sé fosse stata strappata via, lasciandola incompleta.

Si accasciò, impotente.

Il silenzio dentro urlava più forte della tempesta.

Poi, solo freddo. Solo pioggia.

E nessuna via d'uscita.

✦✧✦✧✦ 𝓛𝓮𝔂𝓵𝓪 ✧✦✧✦✧

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