Verità Non Vissuta

Verità Non Vissuta

Cap. 1 (Perdita di memoria e risveglio dal coma)

Si sente uno scatto, la luce si accende.

"Mi hai fatto prendere un bello spavento!"

Saltando all'indietro con un grido, Kit si portò la mano sul petto, ancora scosso dall'improvviso accendersi della luce.Song incrociò le braccia e fissò Kit con sguardo penetrante, la voce dura come il ghiaccio quando chiese :

" Sai che ora è? Dimmi dove sei stato?"

Con un cipiglio accentuato e un tono di voce tagliente, Kit ribatté:" non sono affari tuoi dove sono stato.Non sono un bambino da dover rendere conto dei miei movimenti."

Mentre Song fissava il borsone dietro la porta della cucina, sapeva di dover trovare un modo per comunicare con Kit. Doveva fargli capire le sue ragioni in modo calmo e razionale. Doveva cercare di superare la sua rabbia e concentrarsi sul loro legame fraterno. Con un respiro profondo, Song riaprì il borsone. All'interno trovò ciò che non si aspettava: i guanti e il casco di suo fratello. Kit era andato a correre al circuito. Con tono pacato, Song chiese nuovamente dove fosse stato, ma Kit mentì.

"Non sei andato al circuito stasera come me lo spieghi"

Song lanciò il borsone ai piedi di Kit.

"Cosa sono quelli Kit spiegami."

Kit deglutì e un nodo alla gola le impedì di parlare per un attimo prima di rispondere.

"Beh, non è come pensi tu."

" Ah no, tu pensi che io sia stupido, erano i guanti e il casco che ti avevo regalato per il tuo compleanno, me li ricordo molto bene".

"Non capisco perché non mi credi. Pensavo che ci tenessi a me."

"Certo che ci tengo a te, Kit. Non è che non ti credo, ma mi hai mentito."

Lacrime di dolore silenzioso solcavano le guance di Kit, come graffi su un dipinto delicato. Il rumore della pioggia che batteva contro la finestra faceva da sottofondo alla loro conversazione, come un lamento per la loro situazione. Un altro dolore acuto colpì il petto di Kit, mentre le lacrime continuavano a solcare le sue guance. Dalle sue labbra uscirono parole che nessun fratello vorrebbe mai sentire dal proprio fratello:

"Ti odio! Ti odio, Song! Non ti è mai importato nulla di me!"

Accecato dalla rabbia, Song sferrò un ceffone a Kit con un gesto impulsivo.Kit barcollo indietro, sbalordito, prima di scattare in piedi e correre via. Song lo inseguì, ma Kit lo guardò con disprezzo glaciale e gli sbatte la porta in faccia con violenza. Preoccupato per la sua reazione, Song bussò ripetutamente, ma non ebbe risposta.

La mente di Kit è intrappolata in un labirinto di ricordi e illusioni, incapace di distinguere il sogno dalla realtà. È prigioniero, imprigionato in questo vortice di memorie confuse che gli impedisce di fare ritorno alla realtà.

Nella stanza in cui si trova, le luci si spengono improvvisamente e le pareti iniziano a tremare. Perfino il lampadario oscilla pericolosamente. Terrorizzato, Kit si alza dal pavimento e apre la porta, ma si ritrova avvolto da un'oscurità profonda. Vede le pareti della casa allontanarsi come in un incubo e corre disperatamente verso una luce che sembra fuggire sempre più lontano. Grida il nome di suo fratello, ma la sua voce rimane senza risposta. Il terreno sotto i suoi piedi inizia a sgretolarsi e Kit è sul punto di sprofondare. Le pareti si crepano e l'oscurità lo circonda minacciosamente. Con le ultime forze, corre a perdifiato verso la luce, ma il corridoio sembra non avere fine e si allunga all'infinito. Alla fine, il pavimento cede e Kit precipita nel vuoto, verso un abisso senza fondo. Proprio quando tutto sembra perduto, una mano calda lo afferra e lo traina fuori dall'oscurità. Kit non riesce a distinguere il volto della persona che lo ha salvato, ma è sicuro che si tratti di suo fratello. La stanza, però, sta per scomparire per sempre. Quella mano che lo salvò lo afferrò e lo spinse verso la luce, e Kit si sveglia dal coma.

Kit aprì gli occhi, sbattendo le palpebre più volte. Era completamente disorientato e non riusciva a capire dove si trovasse. Cercò di parlare, ma la sua voce era rauca e non riusciva a emettere alcun suono. Si rese conto che la sua bocca era intubata e che tutto ciò che poteva sentire era il suono dei macchinari che emettevano un fastidioso "bip-bip".

Un'infermiera entrò nella stanza per fare alcuni controlli e monitorare la flebo di morfina. Vedendo che il paziente si era svegliato, avvisò immediatamente il medico. Il medico visitò Kit e, dopo aver effettuato tutti gli esami necessari, constatò che non c'erano problemi. Ha rimosso il tubo dalla bocca e ha verificato che il paziente respirasse autonomamente. I segni vitali erano stabili e la frequenza cardiaca normale.

Il medico contattò la famiglia di Kit per informarla che si era svegliato. Il suo amico Tong arrivò immediatamente ed era al settimo cielo. Eccitato e commosso, avvolse Kit in un abbraccio, quasi soffocandolo. Kit, ancora confuso e sconcertato, gli diede due colpetti sulla spalla e chiese.

"Chi sei? Non ti conosco. Perché mi abbracci? Mi stai soffocando!".

Tong scosse la testa e, guardando il medico, disse: "Ha perso la memoria. Mi dispiace."

Profondamente rattristato da questa notizia, Tong si accasciò su una sedia e fissò il vuoto.

Minuti dopo, arrivarono gli amici di Kit, allertati dalla notizia del suo risveglio dal coma. Entrando nella stanza, trovarono Tong perso nel vuoto, con lo sguardo spento.

Si alzò dalla sedia di colpo e, con un gesto brusco, li spinse fuori dalla stanza, chiudendo poi la porta con forza.

Le parole di Tong riecheggiarono nei corridoi dell'ospedale, come un'onda di dolore che investì i presenti. I loro volti si contrassero in smorfie di angoscia e lacrime silenziose solcarono le loro guance. Solo dopo avergli comunicato la dura verità sulla perdita di memoria del loro amico, Tong li fece rientrare nella stanza. Anche loro erano rimasti profondamente rattristati dalla notizia e, con passo lento e sguardo abbassato, entrarono nella stanza.

Tong diede una gomitata ai suoi amici e si presentarono uno ad uno, ma Kit era spaesato. Non ne conosceva nessuno.

"Questi sono i nostri amici. Forse ti sembrerà strano, ma li conosci dall'infanzia. Tranquillo, non mordono."

Kit chiese di suo fratello, preoccupato per la sua assenza. Gli disse anche di averlo cercato al telefono, senza successo. Voleva sapere dove si trovasse e perché non fosse venuto.

"È strano. Non è da lui non rispondere al cellulare. Di solito mi risponde subito, soprattutto se sono io a chiamarlo. Ho provato più volte, ma niente. Non è da lui questo comportamento. Forse è arrabbiato con me e per questo non risponde."

Ma suo fratello non poteva più rispondere, perché non era più vivo. Tong intervenne e disse: "Non è arrabbiato con te. Lui è..." non poté finire la frase che Kit lo interruppe:

"Ah no, ma allora perché non mi risponde se non è arrabbiato con me? Tu sai qualcosa, vero? Dov'è mio fratello? Se lo sai, dimmelo subito!"

Tong vide lo sguardo di Kit su di lui, uno sguardo così intenso da immobilizzarlo e farglielo tremare. Era come se gli trafiggesse l'anima.

Tong ebbe l'impressione di intravedere Song al posto di Kit, come se di fronte a lui non ci fosse Kit ma suo fratello. Quello sguardo così penetrante era come se Song fosse lì. Tong scrollò la testa.

"Non è possibile, lui è morto... ma è come se fosse qui. Lo sguardo di Kit è così intenso che mi ricorda quello di suo fratello Song."

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