Appena Hanna se ne andò, andai in camera mia e presi il cellulare, mandando un messaggio a Lucio.
📲Dobbiamo starcene lontani per qualche giorno finché non avrai imparato tutto, per il bene del nostro branco, impara in fretta, questo è un ordine.
📲Te lo sta facendo fare tua madre?
📲Certo che sì, ma non la biasimo, mio padre è stato morso, e non è un morso qualsiasi, è stato da un alfa supremo, mia madre è spaventata, posso sentirlo.
📲Wow, ho letto di loro ma non sapevo che esistessero davvero.
📲Nel mondo in cui viviamo, dobbiamo essere preparati a tutto, ora devo andare, ho da fare.
📲Non fare niente di avventato. Baci
Non gli rispondo, butto il cellulare sul letto e mi ci stendo sopra, addormentandomi all'istante.
Mi sveglio con Hanna ai piedi del letto, il sudore che mi colava sul viso.
"Che diavolo ci fai qui?" dico, mettendomi a sedere sul letto.
"Hai fatto lo stesso sogno, vero?" chiese Hanna seriamente.
"Incubo, non lo definirei un sogno" replicai.
"Devi dirlo alla mamma!" aggiunse Hanna.
"Nostra madre ha già abbastanza di cui preoccuparsi, e sai cosa dirà, è stato solo un sogno Arya, niente di cui preoccuparsi" dico, alzandomi finalmente dal letto.
"Lo stesso sogno più e più volte deve significare qualcosa, non credi?" Hanna credeva che i sogni potessero significare qualcosa.
"Va bene, non disturbiamo la mamma con questa storia, okay?" dissi, volendo porre fine a quella conversazione.
"Era lo stesso? Il sogno?" insistette Hanna.
"Sì, stavo camminando per la foresta silenziosa finché non ho iniziato a sentire un bambino piangere, ho seguito il suono che conduceva ai nostri cancelli, ma questa volta il bambino non era solo, un'ombra nera lo circondava, ho cercato di corrergli incontro ma…" mi interrompo per un attimo.
"Ma cosa?" disse Hanna incuriosita.
"L'ombra stava venendo verso di me, ora era me che inseguiva" dico, ricordando quello che è successo dopo, com'è possibile che un sogno sia così reale?
"Questa volta aveva una fine?" chiede Hanna, avvicinandosi.
"Sì, ero in fiamme! L'ombra alla fine mi ha raggiunto, ma... Si indeboliva ad ogni mio tocco" scuoto la testa, niente di tutto ciò aveva senso.
"Hai ragione, la mamma dirà che è solo un sogno" il discorso di Hanna mi ha fatto uscire dal mio stato di trance.
Le tiro un cuscino.
"Andiamo a cena" dice e chiude la porta alle sue spalle.
Appena la porta si chiude, mi stendo di nuovo sospirando, guardo la finestra e il cielo è bellissimo, un bagno nel fiume di notte sarebbe l'ideale, ma la frase di mia madre non mi esce dalla testa "non fare niente di avventato", quindi decido di scendere e raggiungere la mia famiglia.
"Buonasera!" dico, sedendomi sulla sedia.
Tutti mi rispondono.
"E papà?" chiedo mentre prendo un pezzo di pane.
Il silenzio cala sulla tavola, si guardano l'un l'altro ed è chiaro che mi stanno nascondendo qualcosa.
"Non ho il collegamento mentale, credo che dovrete usare la bocca per parlare" aggiungo, notando gli sguardi.
"Perché sei sempre così inopportuna?" dice Hellen, lasciando cadere le posate.
"Inopportuna per aver chiesto come sta nostro padre?"
"Basta così, mangia e basta" dice la mamma.
"Ho perso l'appetito" dico alzandomi.
"Arya, Arya torna qui!" mi chiama mia madre, ma la ignoro e salgo di sopra.
Arrivo alla porta della mia camera e guardo in fondo al corridoio, in qualche modo devo sapere come sta mio padre, lascio la maniglia della porta, mi volto indietro e poi nella direzione della camera di mio padre, cammino a lunghi passi, apro la porta e lo vedo ancora come quando lo hanno portato, mi avvicino e mi siedo accanto a lui prendendogli la mano.
"Ciao, papà" dico dolcemente e lui apre gli occhi rivolgendomi un mezzo sorriso.
"N-Non sforzarti ti prego" dico, non volendo essere incolpata di nulla.
"A-Acqua" dice con difficoltà.
La sua voce esce così debole, non sembra nemmeno quell'Artur burbero che faceva rabbrividire chiunque al solo sentirlo, vado alla caraffa, verso un bicchiere d'acqua e prendo una cannuccia porgendogliela, lui ne beve piccoli sorsi e subito si placa.
"Dove sono tutti?" chiede finalmente mio padre.
"Stanno mangiando" rispondo troppo in fretta.
"E tu perché non sei lì?" mi si rivolge.
"Non è niente, non ho fame, papà".
"Non sei mai stata capace di mentire" conclude.
Ridiamo, ma lo vedevo ancora cercare di fingere di non provare dolore, ho notato che il morso non si stava rimarginando.
"Dobbiamo rifare le medicazioni" dico, alzandomi e iniziando a togliere la benda dalla spalla, quando ho finito sono spaventata dalla dimensione del morso.
"Starò bene" dice, notando il mio sguardo fisso sulla ferita.
"Certo che starai bene, è un ordine" dico mentre pulisco il morso.
Mio padre starà bene! Mio padre starà bene, me lo sono ripetuta più e più volte, ma la ferita era brutta, ho finito di pulirla e ho messo la mano sulla parte lesa, desiderando di poterlo guarire, desiderando di poter fare qualcosa di più di una fasciatura.
"Che cosa stai facendo?" dice mio padre, facendo tornare i miei pensieri alla realtà.
"Non è niente, sto per fasciare di nuovo" dico.
Finita la medicazione vado in bagno a lavarmi le mani, mentre le asciugo la vista mi si annebbia un po', mi sento un po' debole, mi aggrappo forte al lavandino e respiro profondamente, mi schizzo dell'acqua sul viso e dopo qualche minuto tutto torna "normale".
Esco dal bagno e mi avvicino al letto di mio padre.
"Penso che sia meglio lasciarti riposare" dico, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Oppure potresti restare ancora un po', la tua compagnia mi ha fatto sentire meglio" dice, inarcando un sopracciglio.
"Sai che alla mamma non piacerebbe" dico sapendo perfettamente che madre ho.
"Che è successo? Avete litigato di nuovo?" chiede mio padre, sapeva che ero quasi impossibile, ma a volte la mamma esagerava, ero la più piccola, forse era per quello.
"Si arrabbia sempre con me, lo so che posso non essere facile, ma ultimamente una semplice domanda si trasforma in una discussione, dimmi papà, a chi dei due assomiglio quando eri giovane?" chiedo, facendo un respiro profondo.
Lui tace e mi osserva pensando a cosa dire quando la porta si apre.
"Che ci fai qui? Vuoi saperlo? Non importa, lascia riposare tuo padre" dice mia madre mentre si avvicina a mio padre sistemandogli i cuscini.
"Vedi, te l'avevo detto" dico alzandomi e abbassando le spalle.
"Detto cosa?" chiede rivolgendosi a mio padre.
"Papà te lo dirà, buonanotte" dico voltandomi e dirigendomi alla porta.
Afferro la maniglia e con la porta socchiusa sento mio padre chiamarmi.
"Arya..." dice con calma.
"Sì, papà" dico.
"Tu, tu sei come me" dice papà con un sorriso che gli si allarga sulle labbra.
Gli rivolgo un enorme sorriso sentendo questa frase.
"Buonanotte!" dico e chiudo la porta, dirigendomi in camera mia ancora con lo stesso ampio sorriso.
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