Gli Umani Entrano Nel Mondo Dei Lupi Mannari
Siena
Il freddo vento mattutino fischia attraverso le fessure delle finestre rotte dell'Orfanotrofio di San Pietro. Mi stringo la sottile coperta attorno alle spalle, sentendo l'aria gelida invadere la piccola stanza.
Sono sveglia prima dell'alba, come sempre, per avere un momento di pace prima che inizi il caos quotidiano. La vita in orfanotrofio è dura, segnata dalla fugace speranza di un'adozione, che non si è mai concretizzata.
Ma ben presto mi alzo e dopo aver fatto la mia routine mattutina e aver indossato un vecchio vestito qualsiasi, scendo le scale in silenzio, dirigendomi verso la cucina, dove trovo Jasmine, la bambina dai riccioli dorati e grandi occhi curiosi, già sveglia. Sorrido quando la vedo. Jasmine è l'unica compagnia che ho e, in un certo senso, la mia unica famiglia.
“Buongiorno, piccola”, dico, prendendo in braccio Jasmine. “Hai fame?”
Lei annuisce, i suoi occhi brillano di aspettativa. Preparo una semplice colazione per noi, il massimo che posso fare con le poche risorse disponibili. Mentre mangiamo, non riesco a fare a meno di pensare alla conversazione che ho origliato la sera prima.
Nascosta dietro la porta dell'ufficio del direttore, ho sentito sussurrare di un piano terribile. Le autorità, stanche di finanziare un orfanotrofio con solo due bambine, hanno deciso che la soluzione migliore fosse un tragico “incidente” che si sarebbe sbarazzato del problema una volta per tutte.
L'orrore mi ha travolto mentre le parole mi risuonavano nella mente. “Fuoco…nessun sopravvissuto…sembrerà un incidente”. So che non posso dirlo a nessuno, perché non ho nessuno.
L'unica opzione è scappare, ma dove? La risposta arriva immediatamente: la Foresta Nera. Quel luogo avvolto da oscure leggende è l'unico posto dove possiamo essere fuori dalla loro portata.
“Jasmine, oggi andiamo all'avventura”, dico incoraggiante, cercando di nascondere la paura nella mia voce. “Andiamo in un posto speciale”.
La bambina sorride, eccitata dall'idea di un'avventura. Non sa quanto sia vicino il pericolo. In fretta e furia comincio a preparare uno zaino con quello che posso portare: qualche vestito, un po' di cibo e una bottiglia d'acqua.
Il sole era appena sorto quando ho stretto forte la mano di Jasmine ed entrambe ci siamo dirette verso la porta sul retro dell'orfanotrofio. E con mia tristezza, mi trovo faccia a faccia con uomini che versano prodotti infiammabili intorno all'orfanotrofio. A quanto pare, hanno deciso di portare avanti il piano.
Uno di loro, vedendomi, si ferma un attimo e grida:
“La ragazza! Ci ha visti!”
Tutti gli altri mi guardano e, col cuore in gola, scappo via con Jasmine in braccio.
“Prendiamoli! Non possiamo lasciarli vivere!” grida uno di loro.
“Stanno arrivando, Sie…” dice Jasmine terrorizzata.
“Calmati, piccola. Non ci prenderanno, sono con te, sono con te”, dico disperata.
Davanti a me vedo la Foresta Nera, la sua aura sembra macabra, ma più macabro è ciò che queste persone vogliono fare a me e Jasmine. Mi addentro nella foresta e vedo che alcuni di questi uomini, pur con qualche apprensione, si sono addentrati anche loro nella foresta.
“Scusa, Sie… vorrei poter correre così veloce da non doverti portare in braccio”, dice la piccola Jasmine, strappandomi dai miei pensieri.
“Non hai nulla di cui scusarti, Jasmine. Sei una bambina e sei la mia migliore amica, la mia sorella di destino. Siamo insieme”, dico, già senza fiato, ma lotto con tutto quello che ho, non posso fermarmi.
“Perché non gli piacciamo, Sie? Perché tutti ci hanno abbandonato?” dice piangendo.
Deglutisco a fatica e non riesco a trattenere le lacrime, perché è la stessa domanda che mi pongo sempre. “Perché Dio? Perché siamo stati dimenticati? Perché nessuno ci ha voluti?” È molto dolore.
Inciampo in un ramo, la vista offuscata dalle lacrime, il cuore a pezzi e con pensieri che non mi lasciano. Cado a terra con Jasmine.
“Stai bene? Stai bene?” chiedo disperata, valutando il suo corpo.
“Io…”
Viene interrotta da due degli uomini che ci si avvicinano, raggiungendoci.
“È finita, fine della corsa, piccoli topi. La vostra storia finisce qui”, dice uno di loro, puntandoci contro una pistola.
Abbraccio Jasmine, dicendo tra le lacrime:
“Siamo insieme, ricordi? Un giorno saremo molto felici…” le sussurro, il vento che porta le mie parole come una preghiera, piena di dolore.
Poi, come al rallentatore, appare. Un lupo enorme salta sopra me e Jasmine. I miei occhi si spalancano mentre assisto alla scena, l'incredulità mi travolge. Senza indugio, il lupo nero, con gli occhi ardenti di furia, non esita a proteggerci.
Il suo corpo muscoloso si muove con agilità, ogni movimento una danza mortale contro chi ci minacciava. Gli uomini, colti alla sprovvista dalla comparsa improvvisa della creatura, hanno appena il tempo di reagire prima di essere abbattuti dalla forza travolgente del lupo.
Dopo aver sconfitto gli uomini, si gira verso di noi con passi calcolati e decisi. I suoi occhi intensi brillano di un misto di ferocia e curiosità mentre si avvicina lentamente.
Il mio cuore batte forte nel petto, la paura e l'incertezza mi paralizzano i movimenti. Jasmine, tremando tra le mie braccia, nasconde il viso nell'incavo del mio collo.
“Sie…ho paura”, sussurra, la sua voce quasi persa nel mormorio del vento tra gli alberi.
“Shhh, sono qui, sono qui con te”, mormoro, cercando di trasmettere calma mentre le accarezzo i riccioli dorati.
Il lupo si ferma a pochi centimetri da noi, il suo grosso muso nero si avvicina lentamente. L'aria intorno a noi sembra gelare mentre ci annusa, le sue narici si allargano e si contraggono. Chiudo gli occhi d'istinto.
“Per favore, per favore non divorateci… vi prego”, sussurro piano, le mani tremanti mentre stringo Jasmine più forte.
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