Ep.15

Alessandro non distolse lo sguardo da Melanie, le lacrime scendevano dai suoi splendidi occhi color miele.

__So che chiedere scusa è inutile, ma...__ Si inginocchiò davanti a lei, che stringeva il coltello in mano, avrebbe potuto piantarglielo nel collo o nella schiena, ma rimase immobile, senza respiro, con una corrente invisibile che le sferzò il cuore in modo tale da farlo battere incontrollato.

__Non voglio le tue scuse, non voglio nulla da te, tranne che te ne vada.

__Puoi almeno ascoltarmi, un attimo?.__ Disse Alessandro, lottando per non prenderla e avvolgerla in carta dorata, metterla in una scatola e riportarla al Regno dei Tulipani.

La piccola tornò in salotto. __Mamma, voglio una nocciolina e il mio orsacchiotto.__ Passando accanto ad Alessandro, lo guardò in modo così curioso, alzando gli occhi al cielo e arricciando il naso, un'espressione che Melanie faceva quando qualcosa la infastidiva.

__Torna da Nidia, ti prometto che non ci metterò molto.__ Non aveva previsto che sua figlia avrebbe fatto un capriccio. Cominciò a piangere e si sedette sul divano fissando intensamente sua madre, che stava per avere un attacco di nervi.

La tata cercò di portarla con sé, ma fu del tutto inutile.

__Ginevra!! Vai nella tua stanza con Nidia, ora mi occupo di te.__ La bambina sapeva quando sua madre era arrabbiata, perché solo allora le diceva quel nome.

__Hai chiamato mia figlia come un liquore?.__ Alessandro la rimproverò.

Melanie lo voleva fuori dalla sua casa, così iniziò a lanciare ciò che trovava sul passaggio, che fossero i giocattoli della bambina o un saliere.

__Non è tua figlia e si chiama come la moglie del re Artù!!.

Uno degli oggetti colpì nel segno, beh, in fronte ad Alessandro, uno speziale di porcellana, lasciandogli una ferita aperta e un filo di sangue. L'assistente intervenne rapidamente.

__Maestà, dovete curarvi...

__Esca Ismael, la regina fuggitiva sistemerà il casino.

Melanie odiava il sangue più di qualsiasi altra cosa in assoluto, le causava vomito e vertigini, perciò appena vide la ferita e sentì l'odore del sangue, svenne.

__Molto coraggiosa a volermi uccidere, ma debole di fronte al sangue che mi fai versare!!.

Ismael era combattuto tra la violazione del protocollo e l'andare a chiamare un medico, ma ogni volta che tentava di muoversi Alessandro lo fermava con uno dei suoi sguardi gelidi.

Sollevò una Melanie priva di sensi, la sua vicinanza gli causò brividi, dopo tanto tempo lei ancora gli ricordava i bellissimi campi di tulipani, il canto degli uccelli, una colazione deliziosa e certo, quelle notti che sembravano non finire mai.

Melanie si svegliò confusa, guardò intorno a sé, pregando nella sua mente che tutto fosse stato un incubo. Non vide nessuno e nemmeno c'era il disordine, non c'era l'uomo che le aveva rubato la serenità, né l'altro scagnozzo stupido.__Forse l'ho sognato.__ Disse a se stessa.

Si alzò molto lentamente, le arrivò un leggero odore di disinfettante, andò nella camera della sua figlia, nulla aveva preparato Melanie a ciò che vide.

Alessandro era sul pavimento, circondato da bambole, coperto di glitter e adesivi di Minnie Mouse, con le unghie dipinte di un rosa sgargiante.

__Perché sei ancora qui?.__Chiese un po' irritata. Un po' perché la scena davanti a lei le diede più tenerezza che altro.

__Beh, forse non ho potuto lasciare la mia ex svenuta e mia figlia sola con questo bellissimo smalto e lady Barbie a fare il tè senza Ken.

Melanie sospirò, vide che Alessandro indossava un accappatoio al posto della camicia, e una fascia legata intorno alla testa.

__E dove è Nidia?.__ Disse interrompendo un brindisi con le Barbie.

__Gentilmente si è offerta di lavare la mia camicia, onestamente per essere una ferita piccola, ha versato una scandalosa quantità di sangue.

Lei rotolò gli occhi.

__Te la sei cercata, ancora non capisco perché sei ancora qui, vabbè, saluta mia figlia e non ti azzardare a fare sciocchezze o ti... __Fece un gesto di taglio immaginario sulla gola, non occorreva essere un saggio per capire ciò che stava avvertendo.

Uscì rapidamente nella sua stanza, non poteva più fare niente per fuggire o nascondere sua figlia, la bambina era proprio una copia di Alessandro, i capelli forse erano l'unica caratteristica che aveva ereditato da lei, ma assolutamente nient'altro. Il naso all'insù, statura superiore alla media per un bambino, molto intelligente per la sua età.__Quello lo ha ereditato da me, perché suo padre è proprio un gran teste di legno.__ Mormorò tra sé, mentre piegava un lenzuolo.__Anche quel modo così particolare di chiedere le cose lo ha preso da lui, e che dire di quella strana voglia sulla gamba sinistra che Alessandro ha, la piccola l'ha replicata e a quanto pare, la regina era l'originale di quella voglia.

__Si è addormentata, possiamo parlare senza che mi rompi qualcos'altro in testa?__ Le parlò, interrompendo i suoi pensieri.

__Ho scelta?, aspetta in salotto.__ Rispose lei.

__Vedi, conservi ancora quella foto...

__Dio, smettila di invadere il mio spazio, mi soffochi.

Era una vecchia foto del gruppo di amici, Frederick, Gustav, Melanie, Lorie sorella di Gustav, Jenny sorella di Alessandro e Alessandro, quando studiavano al Royal College di River Green.

Uscì alquanto a disagio, "vuole portarti via Ginevra", le bisbigliò una voce nella testa, lei la scosse con forza, non avrebbe mai permesso che Alessandro portasse via sua figlia, sarebbe andata all'altra parte dell'oceano se necessario.

Apparentemente, Alessandro era tranquillo, sebbene la realtà fosse che moriva dalla voglia di dire alla bambina che lui era suo padre. "Il mio papà è in un viaggio molto lungo, non tornerà fino a quando io non sarò grande", gli aveva detto mentre giocavano, questo fece sì che Alessandro deglutisse amaro.

__E allora, cosa vuoi?, non voglio che rimani e non ho bisogno di una predica, né scuse e tantomeno che cerchi di incolparmi per qualunque cosa ti sia successa, capito?.__ Disse alzando un po' la voce.

__Va bene, non urlare lei dorme.

__Dorme come te.__ Disse Melanie, esasperando la parola.__È un sasso una volta a letto.

__Ha un nome bellissimo e quell'accento italiano che potrebbe sciogliere anche il più duro dei metalli.

Bene, almeno questa volta non aveva detto che il nome era un alcolico. Doversi confrontare con quell'uomo stava già facendo effetto, aveva sonno e lottava per tenere gli occhi aperti.

__Melanie, grazie.__ Stava per piangere, beh almeno così sembrava, se poi lo facesse per apparire un uomo diverso, quello non poteva saperlo.__Grazie per Alessandra Ginevra, la mia principessa di Montwhite...

Melanie si alzò, il nome che aveva pronunciato tante volte a sua figlia, ora risuonava sulle labbra di suo padre, il re del Regno dei Tulipani, il regno che sua figlia credeva fossero solo favole di principesse.

Si preparò un caffè, perché intuiva che quella conversazione sarebbe stata lunga e molto noiosa.

__Come mi hai trovata?, sono stati anni di assoluta tranquillità...

__Un biglietto d'acquisto, l'indirizzo, Milano, l'acquirente, Frederick Lindt.

Trattenne il respiro, sapeva che Fred era con lei?

__Mmm, proprio un detective.__ Lui sorrise.

__L'ho seguito per mesi, finché non mi ha portato qui, non mi aspettavo di trovarti, sospettavo che stesse combinando qualcosa di illecito, ultimamente non usa più il suo conto della casa reale e ha molti più soldi di qualsiasi Lord o Lady ricchi nel paese, ma si scopre che Lord Frederick Lindt ha un tesoro inestimabile, uno che non gli appartiene e che inoltre non condivide con chi merita di sapere di questo tesoro.__ Disse mentre la guardava con occhi umidi.

Le venne voglia di colpirlo di nuovo, ma aveva ancora lo stomaco sottosopra e non voleva trasformare la sua casa in una scena del crimine.

Il silenzio si prolungò, Melanie Humpring non aveva le parole giuste o educate per esprimere i suoi sentimenti, sarebbe suonata come una completa pazza se gli avesse detto tutte le parolacce che le venivano in mente.

Alessandro notò come poco a poco lei rilassasse le spalle, la sua espressione infuriata si trasformò in una più serena.

__Mi sto rendendo conto di quanto sia inappropriato questo, per tutto questo tempo, non ho mai considerato l'idea di dover discutere ancora con te, men che meno che tu sapessi di mia figlia, sono cento per cento sicura, che ora troverai il modo di volerla portare via perché, quale altra ragione ti tiene qui?, non mi sorprende affatto, ma non permetterò che tu veda mia figlia di nuovo, dovrai accontentarti solo di sapere che esiste, che sua madre la proteggerà più della sua vita e che nonostante tutto, lei ha una vaga idea di chi sia suo padre, te ne andrai e non tornerai mai più, perché altrimenti andrò ancor più lontano e ti prometto che non saprai più nulla di me, sarà come se non fossi mai esistita.

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