Ep.10

Damian si trovava al centro del padiglione, il suo corpo era completamente bagnato.

Era rimasto incantato dallo spettacolo di fronte a lui, reso silenzioso mentre osservava la piccola creatura ronzare in completo contentezza.

La figura minuta si dondolava con tanta grazia, chiaramente felice nella sua solitudine.

Leticia, come se avesse visto uno spettro, guardava Damian in piedi con il suo corpo fradicio nel suo padiglione.

"Signore! Cosa ti porta qui?!" gridò impaurita, stringendo il telo con forza.

Era sicura di avere chiuso a chiave la porta del padiglione, eppure Damian era riuscito ad aprirla.

Allarmata, Leticia guardò Damian con uno sguardo diffidente e penetrante.

"Ho bussato forte, perché non hai aperto?" chiese Damian, la voce neutra e con un leggero tono di tensione.

Il suo sguardo rimase fisso su Leticia, la mascella serrata come se cercasse di trattenere la sua rabbia.

"Pioveva così forte che non ho sentito... perché sei venuto qui? Non dovresti essere qui!" disse Leticia, la sua apprensione evidente.

"Ho forzato la porta, ho chiamato ma nessuno ha risposto!" il tono di voce di Damian rimase piatto.

"Che motivo hai di essere qui? Se avevi bisogno di qualcosa, avresti potuto mandare Janet a chiamarmi!" Leticia osservò la porta del padiglione, ora danneggiata.

La sua tranquillità era stata interrotta, il padiglione non era più il suo rifugio sicuro.

"Voglio vestirmi, dimmi solo di cosa hai bisogno... mi occuperò di tutto dopo!" disse Leticia, ancora in guardia.

Notò come il pavimento del padiglione stesse diventando bagnato dall'acqua che gocciolava dal corpo fradicio di Damian.

Damian, senza rispondere, marciò verso il bagno di Leticia.

Sorpresi, Leticia si allontanò dal suo posto, la sua paura aumentava.

Damian entrò nel piccolo bagno di Leticia, chiudendo la porta dietro di sé.

Cosa vuole? pensò una pallida Leticia, sentendosi insicura.

Frettolosamente, si precipitò nella sua stanza, indossando le sue mutande il più velocemente possibile, poi i vestiti con la stessa rapidità. Colta dalla paura, era terrorizzata all'idea che Damian potesse farle del male.

Il suo cuore era instabile e fuori la pioggia picchiava implacabile.

La porta del bagno si aprì di colpo e Damian uscì, avvolto solamente dal piccolo asciugamano di Leticia.

Leticia rimase scioccata nel vedere Damian mezzo nudo.

Bloccata dal terrore, si sentì condannata, totalmente sconvolta.

Il suo corpo tremava dalla paura mentre pensava freneticamente a come fuggire dal padiglione se Damian avesse intenzioni malvagie.

Damian si avvicinò alla porta del padiglione, rimettendo a posto la porta che aveva forzato in precedenza nella sua posizione originale.

Una volta sistemata la porta, si diresse verso la stanza di Leticia.

"Signore!" gridò Leticia, cercando di bloccare Damian dall'entrare nella sua stanza.

"Cosa vuoi? Non puoi entrare nella mia stanza!!" esclamò.

"Questo è il mio padiglione... che diritto hai di negarmi di gironzolare qui?" disse Damian con un po' di severità.

Spostando la porta della stanza, Damian entrò.

Afferrò l'asciugamano che Leticia aveva usato in precedenza, usandolo per asciugarsi i capelli umidi, poi lo gettò con noncuranza su una sedia nell'angolo della stanza.

Salì sul letto di Leticia, tirando il copriletto su di sé, nascondendo il suo corpo sotto di esso.

Leticia urlò, incapace di credere che Damian si fosse sdraiato così noncurante sul suo letto.

"Signore, perché dormi nella mia stanza! Stai violando le regole del tuo stesso contratto!"

Damian rimase in silenzio, gli occhi chiusi.

Leticia era sconvolta allo spettacolo di Damian che dormiva con noncuranza nel suo letto.

Da continuare...

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