Sette anni dopo...
Dopo sette anni all'estero, Arya decide di tornare, dato che sua madre non desidera più viaggiare in Europa e lei stessa non vuole andare a New York per evitare di incontrare Noam e dover affrontare situazioni spiacevoli e non necessarie.
"Cosa intendi con madre di due gemelli? Come ho fatto a non saperlo?", chiede Lea, sconvolta.
"Tu eri via quando è successo tutto e solo io, mia madre e Noam ne eravamo al corrente", spiega Arya a una delle sue migliori amiche che ha appena incontrato per caso in un bar.
"Avresti almeno dovuto metterti in contatto con me, sei sparita per sette anni", dice accigliata.
"Scusa, ma avevo bisogno di stare lontana da tutto. Non capiresti anche se ti spiegassi tutta la situazione, so quanto sei testarda", dice con una nota di tristezza nella voce.
"E provi ancora qualcosa per Noam?", Arya è sorpresa dalla domanda improvvisa.
"No, non provo più niente per lui. Non sono la stessa Arya di sette anni fa, sono cresciuta molto. Le nostre vite non sono più in sintonia, sono passati molti anni", dice e la sua amica sembra in qualche modo sollevata dalla risposta.
"Lui prova ancora qualcosa per te e se scopre che sei tornata, verrà a cercarti", dice osservando Arya da vicino.
"Perderà solo tempo. Non voglio avere niente a che fare con lui. Il mio obiettivo è semplicemente lavorare e prendermi cura dei miei figli nel miglior modo possibile e spero che non gli dirai del mio ritorno." Mentre parla dei suoi figli, un sorriso le attraversa il viso senza che se ne accorga.
"Stai tranquilla. Non gli dirò niente. E stai ancora cercando lavoro?", chiede Lea.
"No, ho ottenuto un lavoro come assistente del presidente del Gruppo Pagano", dice orgogliosa di sé.
"Wow, come hai fatto ad ottenere una posizione così importante? Ti rendi conto di quanto sia difficile lavorare lì, soprattutto come sua assistente?", dice stupita.
"Ho una laurea in economia aziendale e il mio ex capo mi ha dato un'ottima referenza", risponde Arya ridendo.
Dopo un piacevole pomeriggio con l'amica, Arya torna a casa sua, che ha comprato, e finisce di sistemare le sue cose, appena arrivate. Si fa la doccia, si veste e va a prendere i figli da sua madre.
"Mamma, dove sono Kai e Mia?", chiede alla madre appena entrata.
"Sono nella tua vecchia stanza a guardare la TV", risponde la madre dalla cucina.
Va in camera e si ferma sulla porta a guardare i suoi figli che se ne stanno tranquilli e assorti a guardare i cartoni animati.
"Chiunque li vedesse così penserebbe che sono degli angioletti", sussurra tra sé e sé ridacchiando.
I giorni volano e finalmente arriva il suo primo giorno al Gruppo Pagano. Si alza, prepara la colazione ai figli, li prepara, poi fa una doccia e va al suo armadio. Indossa un semplice ma perfetto tubino nero, abbinato a décolleté nere e borsa coordinata. Mette i bambini in macchina, li lascia a scuola e poi va al lavoro.
Arrivata in azienda, si presenta alla reception e conosce Lua, una donna di età quasi simile ed estremamente educata, che la accompagna al 10° piano, dove si trovano gli uffici della presidenza. La receptionist la presenta alla signora May, l'assistente che sta per andare in pensione.
"Benvenuta, cara", la accoglie calorosamente May con un abbraccio.
"Grazie. Ho tanto da imparare da lei", dice Arya educatamente sorridendo.
"Chiamami May, per favore", risponde May con un sorriso gentile.
"May, dove sono i documenti di costruzione di KS?", tuona dalla stanza di fronte all'ufficio di May una voce profonda e furiosa.
"Quel ragazzo non ha proprio buone maniere, non sa come fare a prendere il telefono e chiedere, sa solo urlare", dice May un po' infastidita, ma la prende sul ridere.
"Meglio che ti ci abitui, è così tutti i giorni e quando è di cattivo umore è anche peggio".
"Non è di cattivo umore?", chiede Arya sorpresa.
"No, oggi sta bene, mi ha persino augurato il buongiorno", risponde May ridendo.
"Bene, portiamo questi documenti prima che si trasformi in un mostro e non lo vogliamo, vero?".
Preso il fascicolo, escono dal piccolo ufficio e si dirigono verso la suite presidenziale. Entrando, vengono subito accolte dalla sua bruschezza.
"May, perché ci hai messo tanto a portare delle carte?", sbraita.
"Questa è la sua nuova assistente, meglio che non la spaventi come ha fatto con le altre o si ritroverà solo senza nessuno che vuole avere a che fare con un orco maleducato", ribatte May ridendo.
"Va bene, May, mi scusi signorina...", si interrompe non sapendo il suo nome.
"Lewis, Arya Lewis, signor Pagano", dice lei un po' imbarazzata e ancora intimidita.
"Signorina Lewis, impari tutto quello che può da May, tranne il suo pessimo carattere, per favore", dice lui con severità.
"Smettila, ragazzino, ti metterai a piangere quando me ne sarò andata", lo prende in giro May.
"May, per favore, si controlli, sono ancora il suo capo e questo è un posto di lavoro", la rimprovera con severità.
"Ti ho visto in fasce e poi cosa mi fai, mi licenzi? Fallo pure", dice May continuando a ridere.
"Signorina Lewis, spero che la sua condotta sia professionale, che sappia qual è il suo posto in questa azienda e che comprenda il rispetto della gerarchia", dice lui serio e lei si limita ad annuire prima di uscire dal suo ufficio.
Se ne va pensando alla sua somiglianza con qualcuno di familiare, ma non riesce a capire chi sia. Dopo un po' che ha preso confidenza con i suoi impegni, si ferma.
"Kai e Mia, mi ricorda i miei figli, che bizzarria", dice tra sé e sé ridendo della somiglianza.
"Ha detto qualcosa, cara?", chiede May.
"Scusami, stavo solo pensando ad alta voce. È una mia brutta abitudine", risponde Arya cercando di coprirsi.
"Anche io ho quell'abitudine, non preoccuparti", dice May tornando alle sue attività.
"È un uomo piuttosto bello, Lea non esagerava", mormora sottovoce tra sé e sé, assicurandosi di non essere di nuovo ascoltata.
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