Camilla aveva sempre amato il rumore del mare, quel suono costante che sembrava saper parlare al suo cuore meglio di chiunque altro. Quella mattina, però, non cercava pace: cercava *una via di fuga*.
Con le cuffiette nelle orecchie e una canzone malinconica in sottofondo, camminava sul lungomare come se stesse scappando da qualcosa. Forse da sé stessa. Aveva finito la scuola da poco, ma quell’estate era cominciata con un nodo alla gola. Un amore finito male. Un’amica diventata estranea. E troppi pensieri per la sua età.
Proprio mentre stava per attraversare la strada per tornare a casa, lo vide.
Era seduto lì, su una panchina di legno consumato, con un libro aperto sulle ginocchia e lo sguardo concentrato. Aveva i capelli leggermente spettinati dal vento e un braccialetto rosso al polso che sembrava fatto a mano.
Camilla si fermò senza pensarci. *L’amore ai tempi del colera.*
Lo stesso libro che aveva riletto almeno tre volte.
Lui alzò lo sguardo. Incrociarono gli occhi. Un attimo soltanto, ma sufficiente a farle sentire il battito accelerare.
«Ti piace?» chiese lui, come se l’avesse letta dentro.
Lei fece un mezzo sorriso. «È il mio libro preferito. Ma... non tutti arrivano in fondo.»
Lui rise. «Sfida accettata.»
Quella frase, leggera come l’aria salmastra attorno a loro, fu l’inizio di tutto.
Camilla non lo rivide per qualche giorno. Ma ogni volta che passava davanti a quella panchina, rallentava.
Inconsciamente lo cercava.
Quel braccialetto rosso. Quel sorriso un po’ timido. Quel momento che aveva lasciato il segno.
Poi, il quarto giorno, c’era.
Seduto nello stesso punto, con lo stesso libro aperto. Solo che questa volta, il segnalibro era più avanti.
«Allora sei andato avanti!» disse lei, comparendo alle sue spalle.
Lui si voltò e sorrise, con la naturalezza di chi l’aspettava.
«Te l’avevo detto: sfida accettata.»
Camilla si sedette accanto a lui, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Parlarono del libro, poi della musica che ascoltavano, dei sogni e di qualche delusione. Si scoprirono simili in tante piccole cose.
Il tempo sembrava sparire, come se il mondo attorno a loro fosse in pausa.
Poi, all’improvviso, lui le chiese:
«Sai, parliamo da mezz’ora e non ti ho neanche chiesto il nome.»
«Camilla. E tu?»
Lui sorrise ancora, con uno sguardo che sapeva di mistero.
«Leo.»
Silenzio. Ma di quelli belli, che non mettono imbarazzo.Di quelli che riempiono il cuore senza bisogno di parole.
Da quel pomeriggio, Camilla e Leo iniziarono a incontrarsi quasi ogni giorno. A volte per caso, a volte per scelta.
Un sorriso da lontano, due parole al volo… o interi pomeriggi passati a parlare seduti sulla solita panchina, con le onde del mare che facevano da sottofondo.
Ma quella sera, qualcosa cambiò.
Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di arancio e oro. Camilla stava tornando a casa quando il telefono vibrò.
Un messaggio da un numero sconosciuto:
> *Leo:*
> “Lo so che è strano scriverti così, ma ho pensato che se non lo facevo adesso forse non l’avrei fatto mai. Domani… ti va di venire con me in un posto? Prometto che non è lontano. Ma è speciale.”
Camilla rimase immobile per un attimo.
Un sorriso le si allargò sulle labbra, misto a quella leggera tensione che si prova prima di qualcosa di nuovo.
Le dita tremavano appena mentre rispondeva:
> “Va bene. Ma solo se mi dici che scarpe devo mettere.”
Rispose dopo pochi secondi:
> *Leo:*
> “Comode. Perché per vedere le cose belle, a volte bisogna camminare un po’.”
Camilla appoggiò il telefono sul letto, si sdraiò a pancia in su e fissò il soffitto.
Aveva detto di sì. A un ragazzo che conosceva da poco. Ma che in qualche modo… sembrava conoscerla da sempre.
Scarica l'app MangaToon su App Store e Google Play