1.ep.1
Mi svegliai con una sensazione di inquietudine che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Il sole filtrava attraverso le tende sottili della mia stanza, ma la luce dorata non riusciva a riscaldare il freddo che sentivo dentro. Era una mattina come tante altre, ma per me ogni giorno sembrava una sfida insormontabile.
La mia stanza era piccola e modesta, con pareti dipinte di un pallido azzurro che una volta doveva essere rilassante, ma che ora mi sembrava solo sbiadito. Sopra il letto c'era un poster del mio gruppo musicale preferito, un ricordo dei tempi più felici. Accanto al comodino, una pila di libri accumulati nel tempo rifletteva il mio tentativo di trovare conforto nella lettura.
Mi alzai lentamente dal letto, dirigendomi verso il piccolo specchio appeso alla parete. I miei occhi castani riflettevano la stanchezza di notti insonni, e i capelli scuri mi ricadevano in disordine sulle spalle. Avevo la carnagione scura, ereditata da mia madre, che ora sembrava quasi grigia per la mancanza di sole e di vita all'aperto. Con un sospiro, mi lavai il viso, sperando che l'acqua fredda potesse risvegliarmi completamente.
Da quando la mia famiglia mi aveva abbandonata, avevo imparato a cavarmela da sola. A diciotto anni, la mia vita era un susseguirsi di incertezze e scelte difficili. L'unico punto fisso era Jordan, il mio compagno e migliore amico. Ci eravamo conosciuti al liceo e da allora eravamo inseparabili.
Quella mattina, mentre mi preparavo per uscire, il telefono vibrò sul comodino. Era un messaggio di Jordan: "Colazione al solito posto? Ho bisogno di parlarti."
Sorrisi debolmente e risposi con un semplice "Arrivo." La nostra routine di incontrarci al piccolo caffè all'angolo era una delle poche cose che mi dava un senso di normalità.
Il caffè era quasi vuoto quando arrivai. Jordan era già lì, seduto al nostro tavolo abituale, con una tazza di caffè fumante davanti a sé. Alzò lo sguardo e mi sorrise, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che non riuscivo a decifrare.
"Ciao," dissi sedendomi di fronte a lui. "Tutto bene?"
Jordan annuì, ma il suo sorriso sembrava forzato. "Sì, tutto bene. Volevo solo parlarti di una cosa."
Inclinai la testa, curiosa. "Cosa c'è?"
Jordan esitò per un momento, poi prese un respiro profondo. "Daniela mi ha chiamato ieri sera. Dice che vuole portarti in Brasile. Ha un progetto lì e pensa che potrebbe farti bene cambiare aria per un po'."
Rimasi senza parole per un istante. Daniela era un'amica di famiglia, una delle poche persone su cui potevo contare. Ma l'idea di lasciare tutto e partire per un paese straniero era spaventosa.
"Non so, Jordan... E se non fossi pronta?" dissi, la voce tremante.
Jordan mi prese la mano e la strinse con calore. "Marta, hai bisogno di questa opportunità. Non puoi continuare a vivere così, giorno dopo giorno, senza una direzione. Forse questo viaggio ti aiuterà a trovare quello che stai cercando."
Abbassai lo sguardo, contemplando le parole di Jordan. Forse aveva ragione. Forse quel viaggio era quello di cui avevo bisogno per ritrovare me stessa.
"D'accordo," dissi infine, alzando lo sguardo e incontrando i suoi occhi. "Andrò in Brasile."
Jordan sorrise, questa volta con sincerità. "Sapevo che avresti preso la decisione giusta. E non preoccuparti, sarò qui ad aspettarti quando tornerai."
Annuii, sentendo un piccolo bagliore di speranza nascere dentro di me. Forse, finalmente, era arrivato il momento di godermi la vita e provare a migliorarla.
.................….....
2.ep.2
Le settimane che seguirono furono un turbinio di preparativi. Daniela mi chiamava ogni giorno per assicurarsi che fossi pronta e per darmi consigli su cosa portare. La mia stanza, che era stata il mio rifugio per tanto tempo, iniziava a sembrare vuota.
Gli scaffali, una volta pieni di libri e oggetti personali, ora erano quasi del tutto spogli, lasciando solo qualche traccia di polvere. I poster delle mie band preferite, che avevano colorato le pareti di momenti felici, giacevano arrotolati in un angolo. Il letto, con le sue coperte stropicciate e i cuscini sgualciti, sembrava meno invitante senza i morbidi peluche che una volta lo adornavano. La piccola scrivania, un tempo coperta di quaderni, penne e disegni, era ora ordinata e priva di vita, con solo una lampada da tavolo e una foto incorniciata di me e Jordan rimasta lì come ultimo baluardo della mia vita passata.
Il guardaroba era semi-vuoto, con abiti sparsi sul pavimento e alcune grucce vuote che penzolavano tristemente. Ogni oggetto impacchettato era un piccolo addio a una parte della mia vita. Mi sembrava di smantellare non solo la mia stanza, ma anche una parte di me stessa.
Jordan mi aiutava in ogni momento libero, cercando di sollevare il mio umore con battute e storie divertenti. Nonostante i miei dubbi e le mie paure, sapevo che avrei sentito terribilmente la sua mancanza.
Oltre a tutto questo, avevo anche dovuto lasciare il mio lavoro da barista al Caffè Sole, il piccolo bar dove lavoravo da un anno. Era un posto accogliente, con pareti color crema e tavolini di legno scuro, dove i clienti abituali venivano non solo per il caffè, ma anche per scambiare due chiacchiere. Mi mancheranno i volti familiari e i sorrisi dei clienti, ma sapevo che era un sacrificio necessario per cominciare una nuova vita.
Il giorno della partenza arrivò più in fretta di quanto avessi immaginato. Mi trovavo all'aeroporto con Daniela e Jordan, entrambi sorridenti e pieni di incoraggiamento. Daniela mi abbracciò stretta, promettendo che mi sarebbe stata vicina per tutto il viaggio e che non avrei dovuto preoccuparmi di nulla.
"Sei pronta per questa nuova avventura, Marta?" mi chiese, guardandomi con i suoi occhi calorosi.
Annuii, cercando di ignorare il nodo che mi si stringeva in gola. "Sì, credo di sì."
Jordan mi abbracciò forte, sussurrandomi all'orecchio: "Sii forte, Marta. Questo è solo l'inizio di qualcosa di bello."
Mi sentii rassicurata dalle sue parole. Lo guardai un'ultima volta prima di passare il controllo di sicurezza, cercando di imprimere nella memoria il suo volto rassicurante.
Il volo fu lungo e stancante. Guardai fuori dal finestrino, osservando il mondo cambiare sotto di me. Passammo sopra oceani e continenti, e la mia mente era un vortice di pensieri e preoccupazioni. Daniela cercava di distrarmi con chiacchiere leggere, raccontandomi delle sue esperienze in Brasile e di quanto fosse entusiasta di mostrarmi tutto. Mentre parlavamo, sentivo un misto di eccitazione e ansia crescere dentro di me.
Atterrammo a Rio de Janeiro nel tardo pomeriggio. L'aria calda e umida mi avvolse appena uscii dall'aereo, e la vivacità dell'aeroporto era travolgente. Persone di tutte le etnie e culture si muovevano freneticamente intorno a me, e improvvisamente mi sentii molto piccola in mezzo a tutto quel caos. Inspirai profondamente e sentii che l'aria era diversa, più pulita e fresca, con un leggero sentore di salsedine che mi riempiva i polmoni e mi faceva sentire viva.
Il cielo era di un azzurro intenso, e le montagne imponenti che circondavano la città sembravano avvolgerla in un abbraccio protettivo. Ovunque guardassi, c'erano palme ondeggianti e fiori tropicali dai colori sgargianti che riempivano l'aria di profumi dolci e intensi. Le strade erano piene di vita, con venditori ambulanti che offrivano frutta esotica e artigianato locale. I colori vibranti dei murales sui muri mi affascinavano, e per un momento dimenticai le mie paure.
Daniela prese un taxi e ci dirigemmo verso l'appartamento che aveva affittato. Durante il tragitto, osservai la città con occhi curiosi. Le favelas si arrampicavano sulle colline, contrasti stridenti con i grattacieli moderni del centro. Passammo accanto alla spiaggia di Copacabana, dove le onde dell'oceano Atlantico si infrangevano dolcemente sulla sabbia dorata. Il mare scintillava sotto i raggi del sole, e vidi persone fare jogging, giocare a beach volley e sorseggiare cocco fresco.
Arrivammo nel quartiere di Ipanema, noto per la sua bellezza e vivacità. L'appartamento era piccolo ma accogliente, situato in una via tranquilla fiancheggiata da alberi frondosi. Salimmo le scale fino al terzo piano, dove Daniela mi mostrò la mia stanza. Era decorata con toni caldi e rilassanti, con una grande finestra che lasciava entrare molta luce naturale. Le pareti erano adornate con quadri raffiguranti paesaggi brasiliani, e un piccolo balcone offriva una vista sui tetti rossi delle case vicine e sul Cristo Redentore in lontananza.
Mi gettai sul letto, esausta ma soddisfatta. Daniela mi lasciò riposare, dicendomi che l'indomani mi avrebbe mostrato la città. Quella notte dormii profondamente, cullata dai suoni della città che mi erano estranei ma stranamente confortanti. Mi svegliai con la luce del sole che filtrava attraverso le tende, e mentre i primi raggi accarezzavano il mio viso, sentii una nuova energia pervadermi. Sapevo che questo viaggio sarebbe stato una svolta importante nella mia vita.
3.3
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Mi svegliai all'alba, sentendo il bisogno di esplorare la città in un modo tutto mio. Indossai un paio di scarpe da corsa e uscii furtivamente dall'appartamento, lasciando Daniela ancora addormentata. L'aria fresca del mattino mi accolse appena uscii sulla strada. Iniziai a correre lungo il lungomare di Ipanema, il cielo ancora leggermente scuro mentre il sole iniziava a sorgere all'orizzonte.
La spiaggia era quasi deserta, a parte qualche altro corridore mattiniero e alcuni pescatori intenti nel loro lavoro. Il suono delle onde che si infrangevano sulla riva era un ritmo rilassante che accompagnava i miei passi. Sentivo l'aria salmastra riempire i miei polmoni, fresca e purificante, e il contatto dei miei piedi sulla sabbia mi dava una sensazione di libertà che non provavo da tempo.
Mi fermai per un attimo, guardando l'oceano infinito davanti a me. Il sole iniziava a dipingere il cielo con sfumature di rosa e arancione, e tutto sembrava perfetto. Ero pronta per questa nuova fase della mia vita.
Tornai all'appartamento giusto in tempo per trovare Daniela che preparava la colazione. Daniela aveva 35 anni, con lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo informale e un sorriso luminoso che sembrava illuminare la stanza. Era vestita con un paio di jeans comodi e una maglietta bianca che la faceva sembrare rilassata ma elegante allo stesso tempo. La cucina era piccola ma accogliente, con pareti giallo chiaro e mobili in legno scuro. L'aroma del caffè appena fatto riempiva l'aria, e sul tavolo c'era un assortimento di frutta fresca e pane appena sfornato.
"Buongiorno, Marta! Dormito bene?" mi chiese con un sorriso radioso.
"Sì, benissimo. Questa città ha un'energia speciale," risposi, prendendo un pezzo di mango dal piatto. "Sono uscita presto per andare a correre sulla spiaggia. È stato meraviglioso."
"Fantastico! Rio de Janeiro ha un modo tutto suo di entrare nel cuore delle persone. Sei pronta per esplorare di più oggi?"
Annuii entusiasta. Dopo aver finito la colazione, uscimmo dall'appartamento e ci avviammo verso le strade animate di Ipanema. Le strade erano un vivace mix di colori e suoni. I venditori ambulanti gridavano le loro offerte, i bambini ridevano e correvano, e la musica samba proveniva da ogni angolo.
"Prima tappa: il lungomare," annunciò Daniela.
Camminammo lungo la famosa Avenida Vieira Souto, con l'oceano Atlantico da un lato e eleganti edifici dall'altro. Le onde si infrangevano dolcemente sulla spiaggia, e l'aria era satura di salsedine. Sentivo la sabbia calda sotto i piedi e il sole che mi baciava la pelle. Mi sentivo libera, come se ogni passo portasse via un po' del peso che avevo portato con me.
Ci fermammo in un piccolo chiosco per prendere un'acqua di cocco. Il venditore tagliò il cocco davanti a noi e ci porse delle cannucce. Il sapore dolce e rinfrescante mi fece sorridere.
"È buono, vero?" disse Daniela, ridendo.
"Sì, è perfetto," risposi, guardando il mare scintillante.
Continuammo il nostro tour, visitando il parco Jardim de Alah, un'oasi verde in mezzo alla città, e poi il mercato di Ipanema, dove venditori locali offrivano artigianato, abiti e gioielli fatti a mano. Ogni bancarella era un tripudio di colori e forme. Mi persi tra gli oggetti, affascinata dalle storie che ogni pezzo sembrava raccontare.
Mentre ci dirigevamo verso il quartiere di Santa Teresa, Daniela mi raccontò della storia del posto. Santa Teresa era noto per le sue stradine acciottolate, le case coloniali e una vivace scena artistica. Arrivammo in un piccolo caffè con una vista spettacolare sulla città. Le case colorate si estendevano fino all'orizzonte, dove le montagne incontravano il cielo.
Seduta al tavolo, guardai il panorama e sentii una profonda pace dentro di me. "È incredibile," sussurrai.
"Lo è," concordò Daniela. "E questo è solo l'inizio. Rio ha molto da offrire, e sono felice che tu sia qui per scoprirlo."
Passammo il pomeriggio esplorando il quartiere, visitando gallerie d'arte e piccoli negozi. Mi innamorai della vivacità e della creatività che permeavano ogni angolo. Era come se la città respirasse arte e cultura.
Quando il sole iniziò a calare, ci dirigemmo verso il Pão de Açúcar. Prendemmo la funivia fino in cima, e la vista mi lasciò senza fiato. La città si estendeva sotto di noi, illuminata dai colori caldi del tramonto. L'oceano rifletteva il cielo arancione e rosa, e in lontananza si vedevano le luci delle barche che tornavano al porto.
In quel momento, con il vento che mi scompigliava i capelli e la vista mozzafiato davanti a me, capii che avevo fatto la scelta giusta. Era un nuovo inizio, e sentii una determinazione rinnovata crescere dentro di me.
Mentre ci preparavamo a tornare giù, un gruppo di turisti si avvicinò a noi. Stavo guardando il panorama quando sentii una voce familiare chiamare il mio nome. Mi voltai e lo vidi: Leonardo. Non potevo credere ai miei occhi.
Leonardo era un ragazzo che avevo conosciuto al liceo. Alto, con capelli castani e occhi verdi, era sempre stato al centro dell'attenzione. Io, con la mia carnagione scura e i capelli neri, mi ero innamorata di lui in silenzio. Una volta, avevo tentato di dichiararmi attraverso un amico comune, Luca, il fidanzato della mia migliore amica Sara. Leonardo aveva risposto che preferiva le ragazze bionde, una frase che mi aveva ferita profondamente.
"Leonardo?" esclamai, incredula.
"Marta! Non posso credere che sei tu!" rispose lui, visibilmente sorpreso e forse anche un po' imbarazzato.
Daniela osservava la scena con curiosità. "Ciao, sono Daniela, un'amica di famiglia di Marta," disse, tendendo la mano.
Leonardo la salutò educatamente, poi si girò di nuovo verso di me. "Che ci fai qui in Brasile?"
"Sono qui per ricominciare," dissi, cercando di mantenere la voce calma. "E tu?"
"Sono qui per lavoro. Sono ingegnere, sto seguendo un progetto di costruzione a Rio," spiegò.
Parlammo per qualche minuto, scambiando convenevoli e aggiornamenti sulle nostre vite. Dentro di me, però, sentivo riaffiorare vecchie emozioni e ferite. Quando finalmente ci salutammo, mi sentii sollevata.
Daniela mi guardò con un sorriso comprensivo. "Che coincidenza, eh? Come ti senti?"
"Confusa," ammisi. "Ma anche determinata. Questo incontro mi ha ricordato perché sono qui: per me stessa. Per lasciarmi alle spalle il passato e costruire qualcosa di nuovo."
Mentre tornavamo all'appartamento, riflettei su quanto fosse strano il destino. In una città così lontana da casa, avevo incontrato un fantasma del mio passato.
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